sabato 23 novembre 2013

Corrado Augias Lettere Repubblica


La scuola e la riforma




  Caro Augias, insegno in una scuola del Mezzogiorno, abbiamo avuto direttive su come indirizzare e valutare i ragazzi, comportamento e profitto.
È evidente nel progetto l'idea di un ascuola e di un insegnamento efficienti, di un indirizzo che renda la scuola vagamente simile a un'azienda, quanto meno a uno di quegli organismi dove il tempo e il suo utilizzo contano più di ciò che con quel tempo si fa. Non avrei nulla in contrario verso un atteggiamento dl tipo produttivistico. Anzi credo che io stessa, dovendo dividerml tra la scuola e la casa, con due bambini ancora piccoli, potrei essere portata come esempio di donna efficiente che sfrutta bene il proprio tempo. Sa che cosa mi fa saltare i nervi, caro Augias? Il fatto che queste indlcazionl arrivano in una scuola dove i banchi sono spesso rotti e comunque inadatti a ragazzi troppo grandi per loro (forse i ragazzi d'una volta erano più piccoli), le pareti avrebbero bisogno d'essere riverniciate, la pulizia, bagni compresi, lascia a desiderare perché i fondi sono stati tagliatl, e cento altre plccole miserie che non le dico per non avvilirla e per non avvilirmi.
Mi chiedo a che serva una riforma fatta così, mi ricordo quello che diceva mio nonno: ai tempi del fascismo volevamo portare la civiltà in Africa mentre la barbarie l'avevamo in casa. Non firmi questa lettera, davanti al ragazzi ostento grande ottimismo, come i tempi comandano.

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Rispondo con una storiella che gira in francese per rete e che in qualche modo rispecchia almeno un aspetto della situazione. Dice così.

Il presidente d'una società viene invitato a un concerto dove si eseguirà "L'incompiuta" di Schubert. Essendo già impegnato, passa l'invio al suo dirigente incaricato dell'ottimizzazione aziendale. Il giorno dopo, il solerte funzionario gli fa avere questo rapporto.

  • I quattro oboisti restano per un periodo considerevole inattivi, bisognerebbe diminuire il loro numero e spalmare la loro prestazione sul totale della sinfonia in modo da ridurre i loro tempi morti.
  • I dodici violini suonano tutti le stesse note con un effetto di duplicazione che appare inutile; consiglierei di ridurre drasticamente gli effettvi di questa sezione. Se fosse questione di volume di suono, si potrebbe provvedere con amplificazione elettronica.
  • L'orchestra consacra tempo e sforzo considerevoli all'esecuzione di biscrome con un effetto eccessivo di raffinatezza, raccomanderei di approssimare tutte le note alla semicroma più vicina in modo da poter utilizzare operatori presi sul posto e con qualifica inferiore.
  • La ripetizione da parte dei corni dei passaggi già eseguiti dagli archi non presenta alcuna oggettiva necessità. Se si eliminassero tutte le battute ridondanti di questo tipo si potrebbe ridurre la durata dell’esecuzione da due ore a venti minuti circa. Concludo, signor presidente, che se Schubert avesse potuto disporre di funzionari ottimizzatori e adeguati controllori di gestione, avrebbe potuto portare a termine la sua "Incompiuta".

Condivido tutto della lettera mandata dalla gentile professoressa compreso l’ottimismo di facciata davanti ai ragazzi. Ma nulla è più penoso delle riforme fatte solo per dire d'averle fatte. Non potendo fare molto, al momento, certe volte si deve ridere per non piangere.

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