Prima
di addentrarci negli aspetti più tecnici e chiarificatori della differenza tra
Educazione ambientale e Educazione scientifica, vorrei fare questa sorta di
“premessa” generale con l’aiuto di due autori.
Perché
ai bambini piacciono le piante e gli animali?
Una
possibile risposta potrebbe essere che sin dalle origini, per l’uomo conoscere l’ambiente che lo
circondava ha rappresentato la sopravvivenza, infatti, in tempi storici e
preistorici, bisognava selezionare le
specie commestibili da quelle non commestibili, le specie pericolose per l’uomo
da quelle capaci di aiutarlo nei lavori più faticosi, quindi classificare
piante ed animali potrebbe essere una specie di “istinto naturale” che
posseggono “ancora” i bambini per conoscere il mondo esterno.
“La
natura, o meglio, con termini moderni, la biodiversità dell’Italia, non è di secondaria importanza nell’immensa
dovizia di beni cosiddetti culturali di cui essa è dotata.
Il
nostro territorio, così allungato da nord a sud, con la testa in ambiente
artico sulla vetta delle Alpi e i piedi in Africa con le isole siciliane più
meridionali, presenta una ricchezza in specie di piante e animali da far
invidia a tutti gli Stati europei. Circa 5.500 specie vegetali (più della metà
di quelle dell’intera Europa, compresa la Russia al di qua degli Urali), un
numero di specie ornitiche ed erpetologiche che non trova riscontro in altri
paese europei, rendono la nostra biodiversità di tutto rispetto!”
Fulco
Pratesi – Storia della natura in Italia - Editore: Rubbettino (3 maggio 2010)
“Quando,
sia lo “studio della casa” (Ecologia) che l’”amministrazione della casa”
(Economia) potranno fondersi e quando le Filosofie potranno essere estese fino
ad includere l’ambiente così come i valori umani, allora potremo indubbiamente
avere una visione ottimistica del futuro dell’umanità”
Odum
– Basi di ecologia – Piccin 1988
È
ovvio che fino a quando sarà la “Finanza” a dominare il mondo occidentale, non
ci sarà possibilità alcuna di essere ottimisti per il futuro dell’umanità che
collasserà su se stessa. Se il cambiamento (o il tentativo) culturale invece viene dal basso, forse i “popoli”
avranno una speranza. Perlomeno, questo è il mio augurio.
Stefano
Scivola
Che cos’è
l’educazione Ambientale
In una nota del
MIUR del 14 dicembre 2009 si spiega:
In attuazione di quanto
previsto dalla Carta d'Intenti tra il Ministero dell'Istruzione,
dell'Università e della Ricerca e il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del
Territorio e del Mare si inviano alle SS. LL. le Linee Guida per l'Educazione
Ambientale e allo Sviluppo Sostenibile - complete di schede tecniche di
approfondimento - con le quali si intendono sensibilizzare tutte le componenti
scolastiche sui temi suddetti.
Il dibattito a livello mondiale sulla difesa
dell'ambiente, sui cambiamenti climatici, sui problemi energetici e sui recenti
impegni assunti in sede internazionale, testimonia come l'educazione
ambientale e allo sviluppo sostenibile rappresenti oggi una sfida non più
procrastinabile per responsabilizzare tutti cittadini ad assumere comportamenti
e stili di vita all'insegna del rispetto dell'ambiente.
All’interno del link del MIUR
si possono trovare anche delle linee guida: http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/istruzione/prot3337_09
Passiamo ora alla definizione nella
mia Tesi di Laura:
“Il ruolo dell’Educazione
Ambientale nello Sviluppo Sostenibile”
Una definizione
per l’Educazione Ambientale
I.1 L’Educazione ambientale non è una materia
Mi sembra opportuno iniziare con la
premessa che l’Educazione ambientale non è una disciplina specifica[1], ma è
un processo innovativo dell’educazione intesa nella sua complessa
organizzazione e realizzazione. Da questo primo approccio è possibile
affrontare un discorso più adeguato allo sviluppo formativo dei soggetti,
citando in particolare alcune delle “definizioni ufficiali”. Inizio, pertanto,
dalla più nota:
“Processo per mezzo del quale
gli individui acquisiscono consapevolezza ed attenzione verso il loro ambiente,
acquisiscono e scambiano conoscenze, valori, attitudini esperienze come anche
la determinazione e la motivazione che li metterà in grado di agire,
individualmente o collettivamente, per risolvere i problemi attuali e futuri
dell’ambiente.”[2]
Si tratta, come ben si può notare, di una definizione che consente
di aprire le frontiere per affrontare l’analisi di altre impostazioni ed
avviare un indispensabile confronto con le diverse “letture” che si fanno, sia
nel panorama nazionale sia in quello internazionale, da parte di altri studiosi
e ricercatori del settore.
Moroni osserva:
“…In sostanza si può dire che
l’educazione ambientale rappresenta lo strumento per la promozione di un
comportamento responsabile, critico e propositivo di individui e di gruppi
verso il proprio contesto ambientale naturale ed umano nell’ottica della
sostenibilità, con attenzione sia al passato sia ai diritti delle presenti e
delle future generazioni…”[3]
In tal senso l’educazione
ambientale comporta una presa di coscienza delle personali responsabilità non
solo nei confronti del patrimonio naturalistico tramandato dai nostri antenati,
ma, soprattutto, di una adeguata conservazione di esso perché alle future
generazioni non sia negata alcuna possibilità di quel godimento che è stato
concesso a tutti noi.
All’educazione ambientale è
riservato un posto di primaria importanza avendo tutti i requisiti per essere
l’espressione di una precisa identità transdisciplinare, che si realizza
attraverso una serie di obiettivi e di scopi…
“…L’educazione ambientale –
chiarisce O’ Gorman - ha avuto una molteplicità di obiettivi e di scopi ma
quello centrale per me è, o dovrebbe essere quello di cambiare il comportamento
della comunità nei confronti della compatibilità ambientale».
Per O’Gorman, dunque, tutti gli
esseri umani, nessuno escluso, dovrebbe assumersi il compito di tutelare
l’ambiente attraverso una ri-collocazione del singolo non solo considerato come
centro dell’universo, ma egli stesso
parte integrante del “tutto”, dell’”insieme” del complesso socio-naturalistico.
L’uomo, in altri termini non è una parte
della natura, ma è egli stesso
natura. Una natura, magari particolare per quella parte che lo distingue da
tutti gli altri esseri viventi e non, ma comunque natura. Acquistano, perciò un
sapore molto più intenso le ulteriori precisazioni di O’Gorman:
«Fare in modo che l’uomo veda se
stesso come parte della natura, piuttosto che “a parte” della stessa. Cambiare
migliaia di anni di dominazione della natura in armonia e coesistenza in un
mondo interdipendente…»[4].
Questo sta a significare che
siamo giunti ad un punto di evoluzione che ci consente di vedere in maniera
molto più chiara l’irrinunciabile interdipendenza che lega uomo e natura.
Si tratta, pertanto, di collocare
il processo di formazione-educazione ambientale all’interno di un nuovo
processo formativo. Bisogna ripensare tutto l’ambiente come parte integrante ed
interagente nell’atto evolutivo della persona per cui ben a ragione Cogliani
Dezza può sostenere che
«…l’educazione ambientale non è
riconducibile a nuovi contenuti o attività, ma richiede un maturamento
culturale, che modifichi l’intero processo formativo…Il tema, il contenuto
ambientale, non è in grado di per sé di innestare processi profondi. Si pone
così sotto una luce diversa il problema della conoscenza, non più riducibile
alla trasmissione di nuove informazioni…».[5]
Il problema si amplifica per
comprendere quello dello sviluppo sostenibile, ovvero un processo evolutivo che
rinforzi il rapporto uomo natura, piuttosto che considerare quest’ultima come
un insieme di ricchezze da sfruttare a beneficio di un falso benessere.
L’educazione ambientale, quindi,
secondo il pensiero di Stevenson coinvolge «“…i compiti intellettuali
relativi sia ad una valutazione critica delle situazioni ambientali (e
politiche) e alla formulazione di un codice morale riguardante tali argomenti,
che allo sviluppo di impegno ad agire in relazione ai valori individuali,
fornendo opportunità di partecipare attivamente al miglioramento dell’ambiente».[6]
I diversi concetti di educazione
ambientale fin qui espressi, mettono in evidenza come l’argomento evochi in
ciascuno di noi determinate idee, spesso assai differenti. Da qui, assunto che
l’educazione ambientale è ormai necessaria, parte la mia esigenza di
rintracciare quel linguaggio comune che possa caratterizzare sempre più,
attraverso le sue definizioni chiare, un modello educativo per lo sviluppo
sostenibile.
I.2 Il ruolo
dell’Educazione ambientale
Ciò premesso possiamo ora
soffermarci a chiarire che un primo fattore da riconoscere al ruolo che l’educazione ambientale deve
svolgere nell’ambito di una ampia formazione del soggetto, è quello di partire
da attività, non solo a sfondo esclusivamente naturalistico e di quasi
esclusivo interesse per la conservazione delle “Aree protette”, ma deve portare
a pensare all’ambiente come un’interazione tra fattori “biotici e abiotici”
delle scienze naturali e di fattori socio-antropologici,
storici, economici e culturali dell’uomo,
attraverso la scoperta dei limiti delle risorse e della crescita del nostro
Pianeta. Il termine ambiente che approfondirò nel paragrafo successivo è un
termine che si è sviluppato dalle scienze naturali e più precisamente
dall’ecologia, anche se in seguito, cercherò di dimostrare come l’espressione,
dovrà assumere necessariamente un significato più ampio, in relazione
all’educazione ambientale.
Fin
qui niente da eccepire sia per quanto riguarda sia la definizione del MIUR sia
della mia, semmai il problema è stato ed è che in passato, avendone intuito la
portata e l’importanza del “discorso” sull’Educazione Ambientale, spesso ci si
è improvvisati “Operatori” dell’Educazione Ambientale vedendola essa stessa
come un’opportunità di lavoro e basta, risultato finale, non avendo la
preparazione e le competenze necessarie, l’Educazione Ambientale è diventata
una sorta di “potpourri” dove attingere finanziamenti (prosciugati) dallo Stato
e dalle Regioni, rendendo tale discorso scadente, quasi inutile di fronte alle
emergenze attuali. Ma come detto in precedenza, una delle vie giuste per riappropriarci
del nostro futuro, deve passare necessariamente per “l’ambiente”. Spero, a
parte i discorsi utopistici, che dopo la “sbornia” iniziale, si possa rimettere
in ordine quanto appartiene a questa disciplina al più presto.
Che
cos’è l’Educazione Scientifica
Anche
qui ci sarebbe molto da dire, perché l’Educazione Scientifica, anzi la Scienza
in Italia, non ha avuto mai molta fortuna, dico la Scienza, non gli Scienziati
italiani, che all’estero hanno sempre saputo farsi notoriamente valere ed apprezzare.
Ho
trovato una bella definizione (di cui riporto solo l’inizio), sul sito web Centro Alberto Manzi: http://www.centroalbertomanzi.it/didatticaappunti.asp
Finalità
generali e obiettivi dell’educazione scientifica
“Finalità
generale dell’educazione scientifica è l’acquisizione da parte del bambino di
conoscenze e abilità che ne arricchiscono la capacità di comprendere il mondo e
rapportarsi ad esso, in modo che, al termine della scuola dell’obbligo, abbia
una chiara consapevolezza del ruolo della scienza, delle sue potenzialità e dei
suoi limiti.”
Sintesi
mia:
“L’Educazione
Ambientale è una sorta di “materia” trasversale che serve a ricucire i vari
ambiti di studio e consapevolezza dell’Ambiente in cui viviamo.”
“L’Educazione
Scientifica deve mettere in luce le tecniche di applicazione di quest’ultima e
far conoscere i vari procedimenti scientifici e i loro limiti”
[1] V. Cogliati Dezza,
Un mondo tutto attaccato: guida all’educazione ambientale,
Franco Angeli, Milano 1993.
[2] UICN, World Conservation
Union Commission on education and communication, trad. in italiano a cura
dell’Istituto Pangea-onlus.
[3] Bachiorri Antonella. Sosteniamo il…futuro! Manuale
pratico di educazione ambientale,
Editur, Futura Grafica, Roma, 1998.
[4] Bachiorri
Antonella, op. cit, p.
22
[5] Cogliani Dezza, op. cit., p 23
[6] Bachiorri Antonella, op. cit. p.
22
In due miei blog riporto degli "spunti" di conoscenza tassonomica per quanto riguarda le piante e gli animali della Regione Abruzzo:
Uccelli ed altri animali della Regione Abruzzo http://animalsofabruzzo.blogspot.it
Orchidee e fiori selvatici della Regione Abruzzo http://orchidofabruzzo.blogspot.it
Stefano Scivola
In due miei blog riporto degli "spunti" di conoscenza tassonomica per quanto riguarda le piante e gli animali della Regione Abruzzo:
Uccelli ed altri animali della Regione Abruzzo http://animalsofabruzzo.blogspot.it
Orchidee e fiori selvatici della Regione Abruzzo http://orchidofabruzzo.blogspot.it
I due Blog, sono in costruzione e vengono aggiornati appena possibile. Non potranno mai essere completi (sarebbe il lavoro di una vita e impossibile da realizzare per una singola persona), però possono fungere (spero) da stimolo per approfondire certe tematiche. In questi spazi, ho lasciato "parlare" soprattutto le immagini, molto più immediate di tante parole, ma ho cercato anche di non trascurare l'aspetto scientifico etichettando (o classificando) ogni pianta ed animale, come vuole la "tassonomia" occidentale.
Stefano Scivola
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