lunedì 7 luglio 2014

Educazione Ambientale ed Educazione Scientifica



  Prima di addentrarci negli aspetti più tecnici e chiarificatori della differenza tra Educazione ambientale e Educazione scientifica, vorrei fare questa sorta di “premessa” generale con l’aiuto di due autori.



Perché ai bambini piacciono le piante e gli animali?

Una possibile risposta potrebbe essere che sin dalle origini,  per l’uomo conoscere l’ambiente che lo circondava ha rappresentato la sopravvivenza, infatti, in tempi storici e preistorici,  bisognava selezionare le specie commestibili da quelle non commestibili, le specie pericolose per l’uomo da quelle capaci di aiutarlo nei lavori più faticosi, quindi classificare piante ed animali potrebbe essere una specie di “istinto naturale” che posseggono “ancora” i bambini per conoscere il mondo esterno.


“La natura, o meglio, con termini moderni, la biodiversità dell’Italia,  non è di secondaria importanza nell’immensa dovizia di beni cosiddetti culturali di cui essa è dotata.
Il nostro territorio, così allungato da nord a sud, con la testa in ambiente artico sulla vetta delle Alpi e i piedi in Africa con le isole siciliane più meridionali, presenta una ricchezza in specie di piante e animali da far invidia a tutti gli Stati europei. Circa 5.500 specie vegetali (più della metà di quelle dell’intera Europa, compresa la Russia al di qua degli Urali), un numero di specie ornitiche ed erpetologiche che non trova riscontro in altri paese europei, rendono la nostra biodiversità di tutto rispetto!”

Fulco Pratesi – Storia della natura in Italia - Editore: Rubbettino (3 maggio 2010)

“Quando, sia lo “studio della casa” (Ecologia) che l’”amministrazione della casa” (Economia) potranno fondersi e quando le Filosofie potranno essere estese fino ad includere l’ambiente così come i valori umani, allora potremo indubbiamente avere una visione ottimistica del futuro dell’umanità”

Odum – Basi di ecologia – Piccin 1988


È ovvio che fino a quando sarà la “Finanza” a dominare il mondo occidentale, non ci sarà possibilità alcuna di essere ottimisti per il futuro dell’umanità che collasserà su se stessa. Se il cambiamento (o il tentativo) culturale  invece viene dal basso, forse i “popoli” avranno una speranza. Perlomeno, questo è il mio augurio.

Stefano Scivola







Che cos’è l’educazione Ambientale


In una nota del MIUR  del 14 dicembre 2009 si spiega:
In attuazione di quanto previsto dalla Carta d'Intenti tra il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca e il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare si inviano alle SS. LL. le Linee Guida per l'Educazione Ambientale e allo Sviluppo Sostenibile - complete di schede tecniche di approfondimento - con le quali si intendono sensibilizzare tutte le componenti scolastiche sui temi suddetti.

Il dibattito a livello mondiale sulla difesa dell'ambiente, sui cambiamenti climatici, sui problemi energetici e sui recenti impegni assunti in sede internazionale, testimonia come l'educazione ambientale e allo sviluppo sostenibile rappresenti oggi una sfida non più procrastinabile per responsabilizzare tutti cittadini ad assumere comportamenti e stili di vita all'insegna del rispetto dell'ambiente.


All’interno del link del MIUR si possono trovare anche delle linee guida: http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/istruzione/prot3337_09


Passiamo ora alla definizione nella mia Tesi di Laura:
“Il ruolo dell’Educazione Ambientale nello Sviluppo Sostenibile”



Una definizione per l’Educazione Ambientale


I.1 L’Educazione ambientale non è una materia
Mi sembra opportuno iniziare con la premessa che l’Educazione ambientale non è una disciplina specifica[1], ma è un processo innovativo dell’educazione intesa nella sua complessa organizzazione e realizzazione. Da questo primo approccio è possibile affrontare un discorso più adeguato allo sviluppo formativo dei soggetti, citando in particolare alcune delle “definizioni ufficiali”. Inizio, pertanto, dalla più nota:

Processo per mezzo del quale gli individui acquisiscono consapevolezza ed attenzione verso il loro ambiente, acquisiscono e scambiano conoscenze, valori, attitudini esperienze come anche la determinazione e la motivazione che li metterà in grado di agire, individualmente o collettivamente, per risolvere i problemi attuali e futuri dell’ambiente.”[2]


Si tratta, come ben si può notare, di una definizione che consente di aprire le frontiere per affrontare l’analisi di altre impostazioni ed avviare un indispensabile confronto con le diverse “letture” che si fanno, sia nel panorama nazionale sia in quello internazionale, da parte di altri studiosi e ricercatori del settore.
Moroni osserva:

…In sostanza si può dire che l’educazione ambientale rappresenta lo strumento per la promozione di un comportamento responsabile, critico e propositivo di individui e di gruppi verso il proprio contesto ambientale naturale ed umano nell’ottica della sostenibilità, con attenzione sia al passato sia ai diritti delle presenti e delle future generazioni…[3]
In tal senso l’educazione ambientale comporta una presa di coscienza delle personali responsabilità non solo nei confronti del patrimonio naturalistico tramandato dai nostri antenati, ma, soprattutto, di una adeguata conservazione di esso perché alle future generazioni non sia negata alcuna possibilità di quel godimento che è stato concesso a tutti noi.
All’educazione ambientale è riservato un posto di primaria importanza avendo tutti i requisiti per essere l’espressione di una precisa identità transdisciplinare, che si realizza attraverso una serie di obiettivi e di scopi…


…L’educazione ambientale – chiarisce O’ Gorman - ha avuto una molteplicità di obiettivi e di scopi ma quello centrale per me è, o dovrebbe essere quello di cambiare il comportamento della comunità nei confronti della compatibilità ambientale».
Per O’Gorman, dunque, tutti gli esseri umani, nessuno escluso, dovrebbe assumersi il compito di tutelare l’ambiente attraverso una ri-collocazione del singolo non solo considerato come centro dell’universo, ma egli stesso parte integrante del “tutto”, dell’”insieme” del complesso socio-naturalistico. L’uomo, in altri termini non è una parte della natura, ma è egli stesso natura. Una natura, magari particolare per quella parte che lo distingue da tutti gli altri esseri viventi e non, ma comunque natura. Acquistano, perciò un sapore molto più intenso le ulteriori precisazioni di O’Gorman:

«Fare in modo che l’uomo veda se stesso come parte della natura, piuttosto che “a parte” della stessa. Cambiare migliaia di anni di dominazione della natura in armonia e coesistenza in un mondo interdipendente…»[4].
Questo sta a significare che siamo giunti ad un punto di evoluzione che ci consente di vedere in maniera molto più chiara l’irrinunciabile interdipendenza che lega uomo e natura.
Si tratta, pertanto, di collocare il processo di formazione-educazione ambientale all’interno di un nuovo processo formativo. Bisogna ripensare tutto l’ambiente come parte integrante ed interagente nell’atto evolutivo della persona per cui ben a ragione Cogliani Dezza può sostenere che
«…l’educazione ambientale non è riconducibile a nuovi contenuti o attività, ma richiede un maturamento culturale, che modifichi l’intero processo formativo…Il tema, il contenuto ambientale, non è in grado di per sé di innestare processi profondi. Si pone così sotto una luce diversa il problema della conoscenza, non più riducibile alla trasmissione di nuove informazioni…».[5]
Il problema si amplifica per comprendere quello dello sviluppo sostenibile, ovvero un processo evolutivo che rinforzi il rapporto uomo natura, piuttosto che considerare quest’ultima come un insieme di ricchezze da sfruttare a beneficio di un falso benessere.
L’educazione ambientale, quindi, secondo il pensiero di Stevenson coinvolge «“…i compiti intellettuali relativi sia ad una valutazione critica delle situazioni ambientali (e politiche) e alla formulazione di un codice morale riguardante tali argomenti, che allo sviluppo di impegno ad agire in relazione ai valori individuali, fornendo opportunità di partecipare attivamente al miglioramento dell’ambiente».[6]
I diversi concetti di educazione ambientale fin qui espressi, mettono in evidenza come l’argomento evochi in ciascuno di noi determinate idee, spesso assai differenti. Da qui, assunto che l’educazione ambientale è ormai necessaria, parte la mia esigenza di rintracciare quel linguaggio comune che possa caratterizzare sempre più, attraverso le sue definizioni chiare, un modello educativo per lo sviluppo sostenibile.

I.2      Il ruolo dell’Educazione ambientale
Ciò premesso possiamo ora soffermarci a chiarire che un primo fattore da riconoscere al  ruolo che l’educazione ambientale deve svolgere nell’ambito di una ampia formazione del soggetto, è quello di partire da attività, non solo a sfondo esclusivamente naturalistico e di quasi esclusivo interesse per la conservazione delle “Aree protette”, ma deve portare a pensare all’ambiente come un’interazione tra fattori “biotici e abiotici” delle scienze naturali e di fattori  socio-antropologici, storici, economici e culturali dell’uomo, attraverso la scoperta dei limiti delle risorse e della crescita del nostro Pianeta. Il termine ambiente che approfondirò nel paragrafo successivo è un termine che si è sviluppato dalle scienze naturali e più precisamente dall’ecologia, anche se in seguito, cercherò di dimostrare come l’espressione, dovrà assumere necessariamente un significato più ampio, in relazione all’educazione ambientale.



Fin qui niente da eccepire sia per quanto riguarda sia la definizione del MIUR sia della mia, semmai il problema è stato ed è che in passato, avendone intuito la portata e l’importanza del “discorso” sull’Educazione Ambientale, spesso ci si è improvvisati “Operatori” dell’Educazione Ambientale vedendola essa stessa come un’opportunità di lavoro e basta, risultato finale, non avendo la preparazione e le competenze necessarie, l’Educazione Ambientale è diventata una sorta di “potpourri” dove attingere finanziamenti (prosciugati) dallo Stato e dalle Regioni, rendendo tale discorso scadente, quasi inutile di fronte alle emergenze attuali. Ma come detto in precedenza, una delle vie giuste per riappropriarci del nostro futuro, deve passare necessariamente per “l’ambiente”. Spero, a parte i discorsi utopistici, che dopo la “sbornia” iniziale, si possa rimettere in ordine quanto appartiene a questa disciplina al più presto.


Che cos’è l’Educazione Scientifica

Anche qui ci sarebbe molto da dire, perché l’Educazione Scientifica, anzi la Scienza in Italia, non ha avuto mai molta fortuna, dico la Scienza, non gli Scienziati italiani, che all’estero hanno sempre saputo farsi notoriamente valere ed apprezzare.

Ho trovato una bella definizione (di cui riporto solo l’inizio), sul sito web Centro Alberto Manzi: http://www.centroalbertomanzi.it/didatticaappunti.asp

Finalità generali e obiettivi dell’educazione scientifica

“Finalità generale dell’educazione scientifica è l’acquisizione da parte del bambino di conoscenze e abilità che ne arricchiscono la capacità di comprendere il mondo e rapportarsi ad esso, in modo che, al termine della scuola dell’obbligo, abbia una chiara consapevolezza del ruolo della scienza, delle sue potenzialità e dei suoi limiti.”


Sintesi mia:

“L’Educazione Ambientale è una sorta di “materia” trasversale che serve a ricucire i vari ambiti di studio e consapevolezza dell’Ambiente in cui viviamo.”

“L’Educazione Scientifica deve mettere in luce le tecniche di applicazione di quest’ultima e far conoscere i vari procedimenti scientifici e i loro limiti”









[1]   V. Cogliati Dezza, Un mondo tutto attaccato: guida all’educazione ambientale, Franco Angeli, Milano 1993.
[2] UICN, World Conservation Union Commission on education and communication, trad. in italiano a cura dell’Istituto Pangea-onlus.
[3] Bachiorri Antonella. Sosteniamo il…futuro! Manuale pratico di educazione ambientale,  Editur, Futura Grafica, Roma, 1998.

[4] Bachiorri Antonella, op. cit, p. 22
[5] Cogliani Dezza, op. cit., p 23
[6] Bachiorri Antonella, op. cit.  p. 22


In due miei blog riporto degli "spunti" di conoscenza tassonomica per quanto riguarda le piante e gli animali della Regione Abruzzo:

Uccelli ed altri animali della Regione Abruzzo http://animalsofabruzzo.blogspot.it

Orchidee e fiori selvatici della Regione Abruzzo http://orchidofabruzzo.blogspot.it

I due Blog, sono in costruzione e vengono aggiornati appena possibile. Non potranno mai essere completi (sarebbe il lavoro di una vita e impossibile da realizzare per una singola persona), però possono fungere (spero) da stimolo per approfondire certe tematiche. In questi spazi, ho lasciato "parlare" soprattutto le immagini, molto più immediate di tante parole, ma ho cercato anche di non trascurare l'aspetto scientifico etichettando (o classificando) ogni pianta ed animale, come vuole la "tassonomia" occidentale.

Stefano Scivola




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