In
Trame perdute di James Hillman
“La
rimozione collettiva, nella nostra storia, della parte affettiva della psiche,
e il ritorno del rimosso che oggi sventola la bandiera del “sentimento” nella
Chiesa, nell’insegnamento, nei
gruppi, nella pubblicità, dovunque, ci hanno lasciato con un senso di
smarrimento. E lo smarrimento è appunto la più importante caratteristica
attuale del sentimento: siamo smarriti non sapendo come sentire, dove sentire,
perché sentire o, perfino, se sentiamo. C’è uno smarrimento dello stile e della
forma del sentimento individuale, come se una capacità si fosse paralizzata.
Siamo rimasti con ciò che T.S. Eliot in Quattro
quartetti chiama la “gran confusione dei sentimenti imprecisi/Squadre
indisciplinate di emozioni”, delineando anche nei versi successivi quello che è
il nostro compito: “C’è solo la lotta per ricuperare ciò che si è perduto/E
trovato e riperduto senza fine: e adesso le circostanze/Non sembrano
favorevoli”.
Il sentimento è un problema così enorme
del nostro tempo che si potrebbe affermare, per assurdo, che tutto il campo
della psicoterapia sia scaturito dalle inadeguatezze della funzione sentimento.
I nostri personali problemi di sentimento sono in parte un risultato collettivo
di periodi di rimozione cui non hanno senza alcun dubbio posto rimedio né gli
entusiasmi confusi del XVIII secolo e neppure i piaceri pornografici della metà
del XX. I nostri problemi sentimentali sono problemi collettivi, per i quali
abbiamo bisogno di fantasie nuove: avere a che fare con essi soltanto
direttamente, con una nuova dottrina del sentimento e una rivoluzione in suo
nome, non è sufficiente. Le idee cardine della nostra epoca sono essere in rapporto, legarsi, essere umano, essere sincero, sentire: ma come? E cosa vogliono dire questi slogan?
Gli
psicologi accademici, salvo poche rilevanti eccezioni, hanno preferito lasciare
da parte il sentimento, giustificando la loro trascuratezza con la scusa che il
sentimento non può essere analizzato. Il sentimento, essi dicono (e questo è
particolarmente vero per le scuole tedesche che, malgrado le loro
argomentazioni, continuano a scrivere sul sentimento), è un flusso che non può
essere sezionato e osservato. Perfino il porre domande, che è il primo passo in
ogni indagine, blocca il sentimento. In particolare, nella vita quotidiana, se
viene chiesto “come ti senti”, la risposta in parole è già diversa dal fenomeno del sentimento. L’applicazione
della comprensione analitica al sentimento distrugge proprio l’oggetto stesso
dell’indagine, che dilegua davanti agli occhi. Così – procedendo su questa
linea – è meglio che il sentimento sia lasciato nell’oscurità, come una forza
sotterranea da sentire e non da verbalizzare.”
James
Hillman, Trame perdute, Editore: Cortina Raffaello (1 febbraio 1996)
Quarto
di copertina:
"Se
vogliamo imparare di più sulla psiche, dobbiamo vederla all’opera nella vita,
nella storia, nella cultura, e non soltanto nella psicologia (dove oggi essa
giace esausta all’interno del proprio soggettivismo, succube di terapie sempre
più numerose). Il territorio dell’anima risiede più propriamente entro il vasto
panorama dell’immaginazione, ed è in atto il tentativo di ricostruire un io immaginale che costituisca l’ich del controllo efficace mediante la
consapevolezza centrata su di sé. Se infatti la perversione del soggettivismo
deve cambiare, e se vogliamo essere curati da quel male che abbiamo inventato
per curarci, Hillman ritiene che questa cura trovi i suoi antenati nella
cultura mediterranea, la quale, nella geografia e nel linguaggio, nei gesti e
nella capacità di ideazione estetica,
ricorda un’immaginazione che va oltre il proprio mondo personale e uno stile di
gran lunga più soddisfacente dell’efficienza autoconsapevole."
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